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Don Vincenzo

Il 28 febbraio 1988 è una data che certamente molti ricorderanno.

E’ il giorno del mancato miracolo a Montesilvano. Quel miracolo annunciato dal vice parroco della chiesa di Sant’Antonio Don Vincenzo Diodati e dalla veggente Maria Antonietta Fioritti e che avrebbe dovuto compiersi a mezzogiorno con l’apparizione della Madonna nel sole e a mezzanotte con la comparsa di una scritta nel cielo. Dell’evento, anzi del non-evento che per un giorno trasformò Montesilvano in una filiale di Medjugorje, agitando la comunità di credenti (e non solo) e sconvolgendo l’esistenza di molti (basti pensare all’esplosione delle vocazioni religiose), parlò moltissimo anche la stampa nazionale.

Ricordo l’atmosfera surreale di quel giorno. Le signore del palazzo in cui abitavo, in ginocchio sul terrazzo condominiale, che recitavano il rosario con lo sguardo rivolto al cielo, le colonne di pullman sulla nazionale, il Colle della vecchia brulicante di persone ma, soprattutto, ricordo le dirette televisive di Telemare che a notte fonda mostravano bambini avvolti nelle coperte e lasciati dormire all’aperto dai loro genitori invasati in attesa dei segni celesti.

Cronache Italiane – 1 marzo 1988

Una massa sterminata di fedeli ha atteso tutta la notte sul colle presso Pescara

La Madonna non appare, punito Don Vincenzo

«Lei deve ritirarsi in convento per almeno otto giorni, se non bastano saranno di più», ha ordinato il vescovo al sacerdote (ex calciatore) che aveva annunciato il miracolo fidandosi di una veggente con la quale, però, ha già rotto. Stroncata dal freddo una donna ai piedi del Calvario – Un assessore di Montesilvano pensa già a un santuario

PESCARA – Un giorno dopo il miracolo mancato. La folla smaniosa di soprannaturale si è dispersa, delusa dallo sgarbo celesta ma pronta a mobilitarsi in prossimi sit-in. La Madonna non abita qui: la sentenza ufficiale della Chiesa cala come una ghigliottina sulle teste bollenti dei fanatici. E lui, il prete in parola con Gesù, orgoglioso profeta di una nuova Fatima, che fa? Ventimila fan hanno raccolto il suo invito alla mobilitazione e forse centomila sono state a naso all’aria per vedere Dio parlare attraverso il sole e le stelle. Una povera donna è morta quasi ai piedi della croce fissata su un colle che raffigura il Calvario, uccisa dal freddo e dalla delusione. Altri avranno gli occhi bruciati dai raggi. E Don Vincenzo Diodati, annunciatore del nulla, che fa?

Piange. «Ho sbagliato tutto. Eppure credevo di fare del bene». L’ex calciatore, spinto al sacerdozio da una vocazione tardiva ma dilagante, è travolto dal più clamoroso autogol. «Mi sono fidato troppo della veggente, ero sicuro che le avesse parlato la Madonna». Don Vincenzo scarica la sua sofferenza nelle mani del vescovo. Ricorda l’incontro con la giovane donna che giurava di vedere la «Mamma». Prima lo scetticismo e poi una convinzione cieca sino a condividerne il ruolo: «Anch’io ho avuto la fortuna dell’apparizione di Gesù».

La valanga del miracolo annunciato si era messa in moto, inarrestabile e irrobustita dai proclami: «Dio premierà gli ultimi». Per questo i più tenaci sono rimasti fin quasi all’alba in cima al colle. Qualcuno a mezzogiorno aveva osservato un sole di vari colori e ballerino. Una donna venuta da Caserta è caduta in trance: «Madonna mia, finalmente ti vedo, come sei bella!». Senza paura dei danni alla retina, continuava a fissare l’astro: «Per me diventare cieca è bellissimo, se è Dio che lo vuole». La notte invece è rimasta inequivocabilmente scura, senza illuminarsi di scritte tracciate dallo Spirito Santo, per la folla del «nuovo Calvario». Una notte buia, come poi sarebbero diventati i cuori.

Don Vincenzo si sfoga: «Della veggente, delle sue visioni della Madonna, non voglio più sentire parlare». E’ corso dal suo vescovo, monsignor Antonio Iannucci, quasi a chiedere perdono. Ma ancora il giorno prima gli aveva promesso: «Domenica sarà per lei un giorno di gloria». Ora sembrano le parole di uno spirito tentatore. Oppure un peccato di superbia. Il vescovo ascolta, da pastore paziente. Non vuole cacciare la pecorella smarrita. Ma gli trova un ovile: «Don Vincenzo, lei deve ritirarsi in un convento almeno per otto giorni. Se non bastano, saranno di più». Dopo, cosa succederà? «Prima di ingannarsi così clamorosamente, è stato un buon sacerdote, ha fatto molto bene. Lo lascerò tornare alla sua chiesa, ma lo terrò vicino tutti i giorni. In questi casi ci vuole pazienza, i fanatici sono troppi. Col tempo vedremo».

In altre stanze austere della curia c’è chi parla con parole ancora più dure. Il vicario generale Amedeo Di Nizio sembra leggere una sentenza: «Don Vincenzo avrà bisogno di un periodo di riposo psicologico e di ritiro, nella speranza che si riprenda. Il nostro auspicio è che sia convinto a lasciare la parrocchia di Montesilvano, per il bene suo e dei fedeli». Un documento ufficiale della Chiesa ordina ai sacerdoti e ai laici a non partecipare a riunioni con Maria Antonella Fioritti, 32 anni, autoproclamatasi veggente, e con un ritmo da record: 500 volte in pochi mesi. Lanciata da Don Vincenzo come una Maddalena pentita e annunciatrice delle volontà del cielo. Ma anche altri preti, una quindicina, le hanno creduto. Ora, dice il vescovo, dovranno trovare verità ed equilibrio.

Mentre la folla richiamata da tutta Italia (120 pullman, auto con incollate sul cruscotto immagini della Madonna e nel cofano i cestini per il picnic) rientrava avvilita, la veggente ha cercato ancora di vestire i panni di una Bernadette. «Ho visto la Mamma con il manto celeste, i capelli e gli occhi scuri. E anche Gesù. Quando è felice ha la tunica d’oro. Quando è triste indossa quella rossa»: a questi annunci in technicolor chi crederà più?

La chiesetta di Montesilvano adesso è presidiata solo dai più tenaci. Il vecchio parroco Don Venturino trova la forza di una nuova autorità: «Mi avevano preso la mano. Certi parrocchiani sono come bambini, o un branco di pecore». Il paese è frastornato: Assunta Floridi, 67 anni, è stata stroncata dal freddo e dal cuore malandato durante l’inutile veglia in attesa del miracolo. Se ne sono andati quelli che dicono di aver fotografato la Madonna con la Polaroid, e i molti che un giorno sì e uno no sono alle prese con prodigiosi fenomeni.

Restano alcuni progetti. L’assessore regionale socialdemocratico Domenico De Massis pensa addirittura a un santuario e a una «casa del pellegrino», forse immagina Montesilvano come la nuova Medjugorie. Intanto i ragazzi devoti della «Regina dell’amore» promettono di continuare la loro maratona di preghiere. Fabrizio, 23 anni, però riconosce che c’era bisogno di più prudenza: «Continueremo ad amare Don Vincenzo anche se ha sbagliato».

Il Centro – 1 marzo 1988

Sul Colle della vecchia tra fedeli e cacciatori di miracoli

«Io ho visto il sole girare e cambiare molti colori»

Il sindaco non ha guardato, l’assessore spera

Anna Del Monte di Vitulazio in provincia di Caserta, sposata, due figli (Carlo Ciro di 10 anni e Flavio di 4), pelliccetta e abitino rosso, lieta di assomigliare a Simona Marchini, appena passate le 12, è la più infervorata. È anche una delle poche fedeli che domenica mattina è riuscita ad oltrepassare le transenne erette dall’organizzazione, e guardate a vista dai giovani di Don Vincenzo, a difesa del cucuzzolo del Colle della Vecchia, proprio sotto la croce, a Montesilvano.

Dopo chiederà i nastri e i filmati per potersi rivedere, prima invece interrompeva l’estasi e le preghiere per dare cenni biografici sulla sua famiglia e rispondere alle domande. «Ho visto il sole che girava e cambiava colore, dall’azzurro al verde. Guardate, anche voi dovete vedere. Prima riuscivo a guardarlo, ora non ci riesco più. Chiedete a mio marito, è là, chiamatelo». Arriva il marito, Michele Sario, di Capua, impiegato. «Si, ho visto qualcosa, ma non una prova schiacciante; era un alone rosso; può darsi che mia moglie abbia visto di più, per me non è stato un segno. Io credo e basta, non sono venuto per avere segni». Livia Pezzullo di Caserta, abita a Montesilvano e sta accanto ad Anna Del Monte: «Ho visto il sole che mi veniva incontro di botto. Tutto intorno era blu e illuminava molto». Dina, 21 anni, biondina, «il cognome non importa». «Io penso che tutti abbiano visto. Lei non ha visto? – domanda ai microfoni – Non l’avevo mai visto così, era verde, celeste, non è allucinazione collettiva, io sono venuta pensando che non succedesse. Poi ho visto, sembrava che girasse». Dina da dove viene? «Da Montesilvano». Si scopre che è una fedelissima di Don Vincenzo, come il ragazzo che esorta dal microfono: «Non diamo ascolto a chi ha le crisi d’isteria. Dio sta mettendo alla prova noi, ma noi non dobbiamo tentare lui. Sappiamo aspettare fino all’una e mezza». Intanto Anna del Monte, che ha già visto, riepiloga il suo curriculum di credente: «Siamo andati a Oliveto Citra, a Gallinano vicino a Cassino, a Lourdes, dobbiamo andare a Medjugorie». Lei e il marito vanno in tutti i luoghi dove si dice avvengano apparizioni.

Gina Piombetti, un’anziana di Chiaravalle in provincia di Ancona, si agita: «Ho avuto la visione il 26 settembre, alle 5 del pomeriggio. I raggi del sole erano scomparsi. Poi ha casa è venuto a trovarmi il Sacro cuore di Gesù. In un quadro di San Leopoldo da Padova, guardavo e il santo era sparito, al suo posto c’era il Sacro cuore». Gina comincia il suo racconto, ma dopo San Leopoldo ascoltano in pochi. Si sente la voce di Fabrizio, il braccio destro di Don Vincenzo: «Ho la foto, ma non la faccio vedere a nessuno, aspettiamo … è stato detto da mezzogiorno all’una e mezza … ci sarà un movimento». E il movimento si vede; è quello della gente che continua da arrampicarsi sui fianchi del Colle, attraversando piccoli orti di fave in mezzo agli ulivi. «Ho la foto e si vede qualcosa», annuncia Fabrizio. Cosa si vede? Lo spiega Luigi Serafini, 39 anni, vigile urbano di Montesilvano. «L’ha fatta una signora di Rieti sui 50 anni, con una Polaroid. Si vede il sole a sinistra sopra il colle e destra un’immagine intera della Madonna quasi di profilo, bianca, La signora di Rieti era molto emozionata». Anche Luigi Serafini è «amico di Don Vincenzo» e da 3 o 4 anni frequenta assiduamente la parrocchia. «Ho visto il sole di Medjugorie. Anche oggi ho visto il sole che cambiava tanti colori». Secondo Serafini, ci saranno 30/40 mila pellegrini. Secondo i carabinieri al massimo 20 mila, secondo la questura circa 18 mila. E Don Vincenzo? Non c’è e non verrà. E fuori regione, dicono. L’unica spiegazione plausibile arriva dall’unico prete in circolazione, don Filippo di Bitonto: «Non è venuto per non disobbedire al vescovo». Il gruppo dei ragazzi di Sant’Antonio canta «Questo piccolo grande amore» e «Che sarà» di Josè Feliciano, entrambe rivedute e corrette in chiave religiosa. All’una e venti arriva sul cucuzzolo il sindaco Dc di Montesilvano, Massimiliano Pavone. Un tantino intimidito da telecamere e microfoni, non rilascia dichiarazioni particolari; dice solo che non ha guardato e non guarda il sole, ma senza spiegare il perchè. Poco dopo arriva Domenico De Massis, assessore regionale al turismo del Psdi: « Mi auguro che succeda qualcosa per due motivi: uno è quello spirituale, l’altro è il ritorno di un turismo ecclesiastico». De Massis è credente, nonché proprietario di terreni su entrambi i versanti del Colle della vecchia. Ci farete un santuario? «Mi auguro che il colle resti così». Ma lei ha visto qualcosa? «Qualcosa ho visto – risponde De Massis –  ma per dare un giudizio aspetterò domani alla stessa ora, voglio vedere se è stato un fatto naturale».

E’ l’una e mezza il termine ultimo dato da Don Vincenzo per le apparizioni. La folla guarda in alto, scoppia un isolato applauso. Un giovane grida: «Guardate il sole come si sdoppia». Nessuno raccoglie il suggerimento. Giù per la discesa, sul crinale, sono iniziati i pic nic. Dalle tovaglie spalancate sull’erba spuntano panini, piatti pugliesi, vino dei Castelli romani. Un pellegrino romagnolo vende un santino della Madonna e un rosario: mille lire tutte e due. Maria di Manfredonia sta raccontando ad un capannello di persone che «la Madonna ha fatto un inchino col capo». Sul versante Sud, Don Filippo di Bitonto legge un vangelo tascabile a una comitiva di anziane sedute sul prato. Dal versante est, si vede il parcheggio del Maxi Tigre svuotarsi rapidamente. Alle due meno un quarto appare qualcosa e sorvola Montesilvano. E’ il piccolo aereo dei verdi che traina uno striscione: «Ex stazione, un bosco è meglio». Ieri anche l’assessore De Massis ha trovato la possibile spiegazione naturale al «qualcosa» che aveva visto.

A Villa Raspa di Spoltore a tarda sera restano solo in due mila a testa in su

La vana attesa della scritta

E la Fioritti si dilegua dopo la confessione

di Luigi Di Fonzo

QUANDO nel febbraio ’84 la chiesa di San Camillo De Lellis, a Villa Raspa di Spoltore, ospitò il concerto del pianista jazz Giorgio Gaslini e della blues singer Francesca Olivieri, i cattolici più ferventi si indignarono per la scelta del Comune di spostare in un luogo sacro una manifestazione tanto profana. I parrocchiani, però, constatarono con meraviglia che per la prima volta tanta gente era entrata nella loro chiesa. Sono passati quattro anni. Lo «spettacolo» annunciato dal duo Fioritti-Diodati ha richiamato domenica scorsa, tra Montesilvano e Villa Raspa, 120 pullman e circa 18 mila fedeli e curiosi dall’Abruzzo, il Molise, la Puglia e da altre regioni.Ma nessuno è riuscito ad incontrare Maria Fioritti, che pure avrebbe dovuto raccogliersi in preghiera nella chiesa in attesa del messaggio della Madonna. La veggente si è dileguata dopo la sconfessione causata dalle mancate apparizioni.La cronaca del miracolo ha inizio alle 10,30, quando un pittore di Teramo vede che il sole si trasforma in una palla verde e, al suo interno, una croce di fuoco. «E’ stata una donna affacciata al balcone a gridare per prima che il sole stava mutando», ha poi raccontato Aldo, sulla quarantina. «Ho guardato anch’io e ho visto una palla verde con una croce. Poi l’ho fotografata, e sono stato l’unico, perché avevo solo io la macchinetta». La prima «visione» contagia immediatamente i circa 4 mila presenti nel piazzale antistante la chiesa e, alle 11,30, è la volta di un gruppo di donne di Lanciano. Tra queste c’è una ragazza, Maria Ventura di 11 anni, che ha ammesso di aver visto nel sole la sagoma di una signora in preghiera: la Madonna. A mezzogiorno la visione assume caratteri collettivi, ma molto differenziati: croci, corone e figure femminili spuntano ad un tratto agli occhi di molti pellegrini e fino alle 13,30 è un susseguirsi di «ho visto anch’io». A tentare un’indagine statistica, le apparizioni superani di molto le visioni catalogabili come fenomeni solari. L’aria che si respira, però, non è certo quella mistico-profetica di ogni avvenimento religioso che si rispetti. E’ invece una sensazione quasi sgradevole, a volte volgare, che si avverte già dalle 11, da quando il vicario generale mandato dalla Curia inizia a celebrare la messa in un’atmosfera di scampagnata, di curiosità, di caccia al giornalista. «Non so che credito dare alla gente che dice di aver ricevuto dei segni divini», dirà più tardi Antonio Di Fabrizio. «Ho visto un signore che dopo aver ammesso con convinzione di aver avuto una visione, e dopo aver parlato con un giornalista, è andato tranquillamente a casa a pranzare. Io che credo, penso che da un’esperienza simile ne sarei uscito sconvolto: forse sarei rimasto a pregare tutta la notte, o forse mi sarei fatto prete».

Ormai è sera inoltrata. Molti pullman sono ripartiti, e i fedeli rimasti a pregare sono circa due mila (10 mila compreso il Colle delle croci). Pregano e cantano, mentre i più giovani sono fuori a ballare in circolo, in attesa della scritta nel firmamento annunciata per mezzanotte. Il rosario viene interrotto pochi minuti prima dell’ora «X». Si prega nel piazzale, le teste rivolte tutte in cielo. Vi rimarranno inutilmente per ore e questa volta nessuno dirà di avere avuto visioni o di avere letto comunicati celesti.

Don Vincenzo invitato a rientrare nei ranghi, chiede scusa

«Non so spiegarmi perché quei segni non ci siano stati»

E il vescovo vieta qualunque incontro con la veggente

«LA CLAMOROSA negatività dei fatti del 28 febbraio dimostra all’evidenza che le ventilate apparizioni della Madonna a Pescara, a Montesilvano e a Villa Raspa di Spoltore non contengono alcun elemento di carattere soprannaturale e non sono quindi approvate dalla chiesa». La Curia metropolitana di Pescara e Penne ha commentato così gli eventi di domenica, stroncando dal punto di vista del fenomeno, con poche righe di comunicato, quanto Antonella, o Maria, Fioritti e Don Vincenti Diodati avevano annunciato per questo fatidico 28 febbraio. Sulla Fioritti la chiesa ufficiale ha implicitamente espresso il suo pesante giudizio: «Questa Curia invita, ma con significazione di precetto, sacerdoti e laici ad astenersi dal partecipare alle riunioni in qualsiasi luogo con la cosiddetta veggente».Il rientro nei ranghi della comunità cattolica pescarese, a cominciare dai sacerdoti, è poi sancito nelle righe successive: «I sacerdoti delle chiese interessate – recita la nota – comunichino con molta chiarezza ai propri fedeli che il loro afflusso nei luoghi citati non sottintende alcuna presenza speciale della Madonna».

E ancora: «La nostra Arcidiocesi che ha sempre brillato per vera fede e per opere di evangelizzazione, di culto e di attività caritative private e sociali, è invitata a mantenersi unita in serenità e costantemente nella carità di Cristo. Tenendo presente che simili apparizioni in qualunque ipotesi, in qualsiasi luogo e in qualsiasi modo si manifestino rappresentano per natura loro credenze del tutto marginali, che non contribuiscono a far crescere la chiesa, ma ad alimentare forme di fanatismo, specialmente in anime psichicamente deboli». Paterna assoluzione per il vice parroco di Montesilvano: «Al caro Don Vincenzo Diodati ed a quei sacerdoti che lo hanno seguito nella vicenda, memori del gran bene da essi operato nel passato, rivolgiamo l’invito a svolgere la pastorale comune e ordinata, la sola che porta pace, concordia e progresso». Per la chiesa pescarese, il caso della veggente si conclude così e forse poco importa a Monsignor Iannucci di sapere se Don Vincenzo sia stato plagiato da Maria Antonina Fioritti. Lui, il vice parroco co-protagonista di tutta la storia, che nel pomeriggio di domenica aveva telefonicamente confermato all’emittente privata Telemare l’avvento di un fenomeno visibile a tutti, credenti o meno, è rimasto peggio di tutti. Il segnale della resa è stato recapitato, col ringraziamento per i servizi, a Telemare in un malinconico biglietto: «Al momento presente non so spiegarmi perché i segni non ci siano stati: mi concederò un po’ di giorni di preghiera e di riflessione su tutto l’accaduto». Firmato, Don Vincenzo Diodati.

Qui invece il prima e il dopo della vicenda raccontato da altri quotidiani nazionali:

http://www.riflessioni.it/angolo_filosofico/testi/I_miracoli_testo_2.htm

http://www.riflessioni.it/angolo_filosofico/testi/I_miracoli_testo_3.htm

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